Perchè questo blog?
Questo blog nasce in risposta al bisogno manifestato dai genitori dei bambini frequentanti il nostro nido, che volevano sentirsi più partecipi della vita dei loro piccoli... ma questo blog vuole essere anche: uno spazio di informazione per quanti si accostano per la prima volta a questo tipo di servizio e vogliono "farsi un'idea"; uno spazio di formazione per genitori, educatori, e tutti coloro che vogliono saperne un po' di più sullo sviluppo del bambino fino ai 36 mesi; uno spazio di confronto per scambiarci idee, opinioni, suggerimenti... perchè ognuno di noi è una risorsa!
lunedì 14 gennaio 2013
mercoledì 9 gennaio 2013
Toccare, manipolare, trasformare: le sperimentazioni con la pasta di sale
La manipolazione aiuta il bambino a sviluppare la manualità, la conoscenza della realtà concreta e le sue possibili trasformazioni, attraverso l’esplorazione sensoriale e il riconoscimento delle differenze percettive; lo aiuta inoltre a consolidare la relazione tra processi e prodotti. Stimola la creatività come trasformazione del noto o dell’esistente in forme nuove e impreviste.
Attraverso la manipolazione il bambino sperimenta l’attività motoria fine delle mani e delle dita, propedeutica al controllo degli strumenti di scrittura, ma anche a tutte le altre competenze che prevedono l’uso delle mani (ad esempio allacciarsi le scarpe, abbottonarsi, …).
La manipolazione di materiali di diversa consistenza è utile per familiarizzare con la dimensione spaziale:
…allungare, schiacciare, allontanare, avvicinare, …
E’ utile inoltre per imparare a conoscere la propria forza.
E’ un gioco creativo in cui il bambino può liberare la propria immaginazione e dargli una forma concreta o di fantasia, molto importante per lo sviluppo psico-affettivo.
Questa attività favorisce nel bambino il collegamento tra il proprio pensiero e l’azione.
Aiuta il bambino a concentrarsi, a provare piacere nel contatto con una sostanza morbida e quindi a rilassarsi. Per questo motivo è consigliata, in particolar modo, dopo un gioco più movimentato. Infatti la manipolazione, coinvolgendo il bambino anche nella sua dimensione emotiva, gli permette di scaricare le proprie tensioni e la propria aggressività.
Il vedere i propri compagni (e l’adulto) che “lavorano” contemporaneamente stimola il bambino ad imitare prima…
…a trovare nuove strategie poi…
…acquisendo la consapevolezza che si può fare una cosa seguendo percorsi diversi, utilizzando la propria creatività.
lunedì 7 gennaio 2013
FACCIO FINTA DI…
Giochi di finzione, identificazione e immaginazione
Che
cosa sono i giochi d’imitazione?
Sono
giochi che ripropongono la realtà che circonda e coinvolge direttamente i
bambini, come:
1. Le bambole
2. Le pentoline
3.
La casetta
4.
Il supermercato
5.
Il parrucchiere
In
questo tipo di gioco il bambino recita un ruolo o esprime un’azione, anche con
oggetti non realistici ma che rimandano alla realtà (per es. una matita può
diventare un termometro), che assumono un significato e un contenuto di azioni
vissute o osservate in un altro momento e in un altro contesto.
Utilizzo di oggetti non realistici che
rimandano alla realtà…
..UN TUBO DI CARTONE DIVENTA UN BIBERON
..UN TUBO DI CARTONE DIVENTA UN BIBERON
..UNA PANCA DIVENTA UN SEDILE, UN CONTENITORE PER I GIOCHI DIVENTA UN VOLANTE..E SI PARTE! BRUUM BRUUM
Recitare un ruolo..
FACCIO COME LA MIA MAMMA: METTO A
NANNA LA BAMBINA
Esprimere un’azione
FACCIO FINTA DI MESCOLARE LA PAPPA..
SUONO LA CHITARRA COME LO ZIO!
MI VESTO COME LA MIA MAMMA..
A quale età i bambini iniziano questi giochi?
Il
gioco presimbolico appare verso i 12 mesi quando il bambino riproduce azioni
abituali fuori dal contesto reale. Ad esempio:gioco del cucu, costruire e
distruggere una torre, far cadere il cucchiaio dal seggiolone e man mano che
cresce fa finta di dormire riproducendo semplicemente il gesto, “beve” da una
tazza vuota, “mangia” un cibo inesistente.
COSTRUIRE E..
DISTRUGGERE UNA TORRE..
Come si evolve questo tipo di giochi?
In
una prima fase i gesti e le azioni sono riprodotte dai bambini per il semplice
gusto della rappresentazione (ma che racchiude l’importanza dal consolidare l’azione),
del fare, del provare e dello sperimentare.
“VERSO IL TE’ NEL BICCHIERE”
La
capacità di gioco simbolico del bambino è strettamente collegata allo sviluppo
intellettivo e cognitivo: il bambino diventa capace di rappresentarsi la realtà
solo dopo averla assimilata.
“MI VESTO COME LA MAMMA CON LA BORSA ED IL CAPPELLO”
Gradualmente,
si nota un interesse maggiore verso bambole, pupazzi, e verso tutti quei giochi
e giocattoli che richiamano l’ambiente più familiare e le situazioni più
conosciute.
Situazioni conosciute..
“PRONTO..CIAO MAMMA, A DOPO!”
“PORTO A PASSEGGIO IL BIMBO COME IL PAPA’”
Che cosa imparano i bambini con questi giochi?
Il
gioco di finzione permette al bambino di agire “come se”, di simulare azioni
che derivano dal reale, diventandone padrone e sviluppando un’emergente
capacità di rappresentazione mentale. Così facendo impara a comportarsi e ad
agire come lui vede fare dagli adulti, entrando nel sociale attraverso la riproduzione
di ruoli appresi in primo luogo dalla propria famiglia.
Apprendere le regole sociali..
“CIAO CIAO.. ANCHE LA BAMBOLA DICE CIAO”
Quali altre funzioni hanno i giochi d’imitazione?
Questi
giochi sono anche uno strumento per comunicare un disagio come la nascita di un
fratellino magari vissuta in modo problematico.
E’
importante che il disagio si manifesti nel gioco, ad esempio delle bambole, in
modo tale che il bambino esterni le proprie emozioni negative.
Talvolta
vengono usati a scopo terapeutico, quando si intuisce un disagio.
Come avviene il gioco?
Può
avvenire in due modi:
1.
Il bambino
gioca da solo con la bambola simulando il comportamento dei genitori e
mostrando il suo ruolo all’interno della famiglia
Simulazione del comportamento dei
genitori..
“AIUTO LA BAMBOLA A FARE LA PIPI..”
“DOPO MI LAVO..” (COME MI HA INSEGNATO LA MAMMA)
Manifestazione
del proprio ruolo in famiglia..
“E LAVO LA BAMBOLA..” (COME LA MAMMA FA CON ME)
2.
Più bambini
giocano insieme, portando ognuno la propria esperienza e rendendo il gioco più
globale
Gioco più globale..
Perché
provando a ricreare quelli che saranno i loro ruoli nella società, riproducono
un modello della loro futura vita sociale.
Questi
giochi andrebbero fatti sia in comunità che in famiglia. Il genitore in questo
caso deve lasciare che sia il bambino a dirigere il gioco, anche se chiede di
invertire e ruoli calandosi in quello di genitore. Così facendo, il bambino
supera i piccoli problemi che magari ha nell’accettazione di alcune regole e
rapporti familiari. Anche per i genitori questo tipo di gioco è positivo, perché
permette di tornare un po’ bambini.
sabato 5 gennaio 2013
venerdì 4 gennaio 2013
Piccole storie di crescita 1
Cari genitori,
questa sezione è dedicata a tutte le “storie” di crescita che vedono per protagonisti i nostri bambini. Sono “storie” quotidiane, che a prima vista possono sembrare banali, ma che racchiudono dei messaggi molto importanti, basta solo saperli decodificare. Per questo abbiamo pensato di raccontarvi delle piccole storie che raccontano le conquiste dei nostri bambini. Sono storie che, a saperle leggere, ci parlano della difficile ma meravigliosa strada per diventare “grandi”.
Vorremo in questo modo mostrarvi come la quotidianità non sia sinonimo di banalità, ma, soprattutto a questa età, rappresenti lo strumento che permette al bambino di sperimentare, conoscere, riflettere… e crescere!
Buona lettura J
Noah come Penelope
Come ogni settimana propongo ai bambini la pasta di sale che Francesca suggerisce di fare verde. Così, dopo aver mescolato tutti gli ingredienti, procedo alla distribuzione. I bambini iniziano subito a manipolare il composto, tranne Noah che gira tra le mani il suo pezzetto di pasta. Lo osservo mentre sfiora con le dite la pasta di sale che gli ho dato.
Dopo qualche minuto Noah stacca un pezzetto di pasta…
... lo mette sul palmo della mano e inizia a girarlo fino a formare una pallina. Dopo aver osservato il risultato, la prende delicatamente tra pollice ed indice e lo posiziona davanti a sé.
Stacca un altro pezzetto di pasta e ripete l’operazione. Questa volta, però, preme troppo forte col pollice e l’indice e la pallina si schiaccia; lo sento mormorare: “ Ho sbajato, ho sbajato”. Riprende la pallina schiacciata tra le mani, la rigira bene e con molta attenzione la adagia accanto all’altra dicendo: “Ho aggiustato”.
L’operazione si ripete molte altre volte, fino a che Noah si ritrova senza altra pasta di sale da modellare e davanti a sé ha una lunga fila di palline.
Allora prende l’ultima pallina della fila e poi la penultima e le mescola insieme, poi unisce la terz’ultima.
A quel punto solleva la testa, mi guarda e dice: “Guada, tolgo le palline, non ci sono più!”. Prosegue quindi nel togliere una pallina alla volta e nel mescolarla al pezzo di pasta che si fa via via più grande. Ora Noah ha un unico pezzo di pasta tra le mani e.. sapete cosa fa? Stacca un pezzettino…
… lo rigira tra le mani e, dopo aver constatato che la pallina gli è riuscita, la prende tra pollice ed indice e con estrema delicatezza la posiziona davanti a sé. Fa un’altra pallina e la affianca alla prima, e così via…
…fino ad avere davanti a sé una lunga fila di palline. Ancora una volta, partendo dall’ultima pallina, inizia a mescolarle insieme riottenendo il pezzo iniziale di pasta. Soddisfatto la ripone nella scatola della pasta di sale e si dirige verso il bagno per lavarsi le mani.
Questa è solo una delle tante storie di “fare e disfare” di cui ogni giorno sono protagonisti i vostri bambini.
Questa storia ci fa riflettere su quello che spesso ci aspettiamo dai bambini. Molti adulti si aspettano un “prodotto” dalle attività svolte dai piccoli, e molto spesso rimangono delusi.. già, perché ciò che Noah ha vissuto mostra come il risultato fisico della sua esperienza (le palline) non sia stato conservato.
Avrei certo potuto fermare Noah, impedendogli di distruggere le palline, ma così facendo avrei risposto al bisogno dell’adulto (avere un prodotto) e non al bisogno del bambino (distruggere quanto aveva fatto).
Questa storia ci insegna che il bambino al nido non è interessato al fare per ottenere una risultato tangibile, ma al fare per raggiungere nuove competenze, fare e rifare per sviluppare abilità, fare per creare un proprio pensiero sulle cose, sul mondo che lo circonda e su se stesso.
Proviamo a rileggere in quest’ottica l’esperienza vissuta da Noah e ci accorgeremo che ciò che ha sperimentato va ben oltre la semplice produzione di una pallina.
Noah, prima di tutto, si è dato del tempo per pensare a cosa avrebbe voluto fare e a come farlo. Ha probabilmente ricordato quando la settimana precedente abbiamo fatto insieme le palline con la pasta di sale. Noah ha inoltre sperimentato la consistenza del materiale e ha trovato la giusta forza da usare per raccogliere le palline senza schiacciarle. Per posizionarle sopra il tavolo ha esercitato la prensione di pollice indice, necessaria per il raggiungimento del controllo degli strumenti di scrittura. Infine, per fare le palline ha allenato la motricità fine e la coordinazione oculo-manuale.
Se lo avessi fermato, ora potrei mostrarvi le sue palline …
… ma quello che i bambini ci mostrano ogni giorno è proprio il risultato di questa decisione …
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